Del Populismo

Franco Crispini

 

Del Populismo – Indicazione di letture

 

Pellegrini Editore   -   2011

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Populismo, espressione equivoca spesso dispregiativa, che suggerisce l’idea del protagonismo del popolo; della utilizzazione delle pulsioni del popolo; della valorizzazione dei bisogni del popolo, della necessità di dare un valore etico alla condizione del popolo come soggetto di diritti mal garantiti; della matrice rivoluzionaria della eversione; della evocazione della potenza salvifica del messaggio collettivo; della definizione negativa dell’appello al popolo, della violazione del principio di correttezza nel proporre il bisogno del popolo, allo scopo di edulcorare la volontà di potenza individuale.

 

Si può dire che tutto questo è populismo, ma c’è dell’altro; tutto rimane misteriosamente celato nella etimologia della parola.

Ma ciò nella osservazione empirica seppur storica. E’ la sistemazione teorica e la ricerca sulla idea del populismo che non ha molte trattazione estese.

 

Sicchè ho letto con interesse il saggio di Franco Crispini “Del Populismo – Indicazioni di letture”, Editore Pellegrini, ed ancor di più ho condiviso la finalità del suo studio, di introduzione ad uno degli aspetti fondamentali dei fenomeni che hanno originato o sono stati originati dal pensiero filosofico di chi ha attribuito al popolo, quindi al sociale ed ai movimenti popolari, una soggettività critica o acritica che sia stata o che sia, negli eventi individuali e collettivi riferiti alla storia dell’Occidente fino ai nostri giorni.

 

Volendo applicare una chiave di lettura e di discernimento della attuale fase delle relazioni sociali e quindi politiche, sarebbe facile a pronunciarsi ma difficile a svolgersi, il tema della applicabilità del concetto di populismo all’epoca odierna, al di fuori dalla polemica politica e dal livello giornalistico e cronachistico.

 

In sostanza a considerare assieme crisi e populismo. Più come analisi che come proposta politica attiva.

 

Probabilmente avvantaggerebbe una  diligente analisi sulla società odierna e sui suoi sviluppi, sulla prevedibilità o non del movimento collettivo degli stati e dei cittadini, delle istituzioni soprattutto, una attenta analisi sulla eticità degli orientamenti sui principi e sulla valorizzazione degli stessi soggetti che tradizionalmente hanno sempre espresso valutazioni convergenti.

 

Prendo spunto dalla lettura del libro del Crispini.

 

Prima osservazione; le spinte populiste e le derive del consenso sono cicliche ed in Occidente ed in Italia sono state ampiamente e molte volte vissute.

 

Seconda osservazione: il populismo è la espressione di un rimedio o piuttosto di un supposto rimedio, a fronte della incontenibilità del bisogno espresso dalla maggior parte del popolo.

 

Terza osservazione: non sembra corretto e coerente cercare un rimedio per salvaguardare l’equilibrio fra poteri minacciati dalla pervasività del populismo.

 

Quarta osservazione: la tendenza a valorizzare il bisogno favorirebbe una scelta sul populismo se non fosse per la previsione che le derive populistiche sono in generale strumento di persistenza degli equilibri di potere, cioè le strumentalizzazione.

   

Allorchè questo rischio si affievola, appare solamente il popolarismo come elemento di sintesi di una proposta politica a larghissimo  consenso democratico, come lo fu nel dopoguerra italiano del 1945.

 

Oggi,  quali i problemi ?

 

Primo: le società in crisi, in qualunque epoca, ponevano con evidenza le ragioni della richiesta del cambiamento anche con vasta rappresentazione del populismo.

 

Secondo: la contrapposizione sociale poneva obiettivi ben dimensionati e i soggetti sociali e istituzionali orientavano le loro scelte con atteggiamenti selettivi pro e contro.

 

Terzo: le società odierne sembra non offrano un panorama simile, piuttosto  una sorta di magmatica compiutezza fatta di materia autosufficiente, quindi non innovabile ed rappresentata come etica e per di più irrinunciabile; elemento che tende a definirsi terzo ed al di fuori dalla drammaticità del vivere collettivo; una sorta di area avulsa, elemento terzo rispetto alla magmatica materia che a sua volta ha il solo movimento del gonfiarsi e del ridursi ma rimanendo la medesima massa impermeabile.

 

Forse  è la prima volta che all’osservatore o al semplice cittadino la società in crisi appare senza debolezze, senza aspettativa di frattura, senza buchi, senza segmenti cedevoli, senza bags, attraverso i  quali possa distillarsi la proposta politica anche del populismo.  Perfino il populismo , espressione di solito variamente a sembianze multiple, appare un compatto costume di adesione ad un modello acritico e tinteggiato di lustrini; nulla più.

 

La difficoltà del rimedio risiede forse in questa realtà. La ineffabilità del sistema instaurato. E pertanto ineluttabile.

 

Fatto sta che le attese e le istanze di uomini e famiglie e lavoratori e imprenditori, tuttora vengono governate sicuramente non dai governi o dalle sedi rappresentative e democratiche, certamente non da una “cultura dei tempi nuovi” che non albeggia, come in altre periodi storici è avvenuto a prescindere dai fatti concreti della storia degli uomini.

 

Le pulsioni attive del popolo vengono semplicemente trattenute nel loro svolgersi da un Leviatano attualizzato che nella rappresentazione della sua indispensabilità, proietta l’ombra infausta di una società che non vive più delle sue aspirazioni e che invece viene governata asetticamente dal mostruoso sistema finanziario bancario e dintorni supernazionale.

 

Quello attuale somiglia più ad un sistema distillato dal collettivismo a connotazione struttura finanziaria bancaria che non al regime asettico dei tristi “Cavalli Ragionieri” disegnati da Swift.

Altro che liberalesimo….

 

Insomma dopo il Sistema del Socialismo Reale quello della Finanza Reale, entrambi sistemi illiberali e soprattutto negatori delle virtù dell’uomo.

 

Non è fuori luogo richiamare la dottrina sociale della Chiesa per la quale il lavoro rappresenta una dimensione fondamentale dell’esistenza umana come partecipazione non solo all’opera della creazione , ma anche della redenzione. E’ lo spirito profetico della Rerum Novarum che si aspetta riviva nel messaggio.

 

f.p.