Paolo Cosentino

Il Pensiero stanco recensione di Franco Petramala

Il Pensiero stanco

Recensione di Franco Petramala

Paolo Cosentini propone una classificazione degli uomini e dei cittadini, ragionando con piacevolezza, sulle loro differenze nell’essere attori del sociale o nell’essere semplici comparse, pur sempre utili nei bozzetti proposti con estensioni psicologiche. Nel capitolo “Sulla scelta del tipo dei pensiero” l’Autore cita il Pensiero stanco, quello ozioso, quello furbo e quello positivo ma è il Pensiero stanco che da il titolo alla pubblicazione a lungo meditata. Deve pure avere un senso!!

Nella narrazione non compaiono profili di personaggi popolari e mestieranti alla Plauto piuttosto bozzetti ricavati dalla sensibilità di chi utilizza la fisiognomica, senza le asprezze deterministiche di Cesare Lombroso ma con i riferimenti etici all’umano di Johan Kaspar Lavater, osservando l’umanità che scorre e si curva alla ricerca di una postazione che consenta di sopravvivere col minore dispendio di energia e con una buona disposizione a valutare l’esistenza ed in questo senso la citazione nel testo di Celine coglie nel segno.

Splendida la tipologia dell’astensionista che vota, un poco come il no vax che si è già iniettato il vaccino.

L’Autore infine si pente, diremmo così, di classificare l’umanità, quella scanzonata e quella dolente, ricorrendo alla immagine immediatamente riconoscibile della Torre di Babele per riconsiderare l’umanità nella dimensione dell’indistinto e del cangiante, come è naturale che sia. Nei vari punti e momenti del campare l’uomo/cittadino si riconosce vario e unico e la bonomia che traspare dalla scrittura fa giustizia della severità dei giudizi.

Franco Petramala