“Borghi agonizzanti” di Francesco Garofalo

 “Borghi agonizzanti” di Francesco Garofalo

Dal titolo avevo immaginato una di quelle trattazioni sociologiche ed economicistiche o di valutazioni politiche complicate, alla ricerca di risposte ai quesiti sulla vita dei borghi tuttora abitati e tuttavia in crisi.

La lettura del volume invece mi ha rivelato l’attenzione graziosa dell’autore per i luoghi natii vivi o non scomparsi, commossa infine.

Le case e i portali, la chiese e gli spazi comuni, l’ethos della comunità di Santo Stefano di Rogliano saranno mutati, tuttavia in parte resistenti al tempo, dotati della forza affascinata della memoria degli abitanti e del ricordo dei suoni del dialetto, dei giochi di noci, delle voci con voci dei bimbi.

Ho mirato l’amore dell’autore per quelle pietre e quell’atmosfera descritta con la bonomia sua usuale inducendo una lettura senza ansia con un filo di sorriso costante sulle labbra, quasi partecipando con l’Autore a quel vissuto.

Ed ho ripensato a quel che mi diceva un amico qualche giorno fa, un amico con molti mezzi, che sosteneva la opportunità di allevare il figlio appena nato, almeno fino all’età della adolescenza inoltrata, in un borgo come quello raccontato da Francesco Garofalo.

L’equilibrio e l’umanità del figlio da adulto si sarebbero arricchiti in quel piccolo cosmo di intimità e di pudori, temperando l’effetto dell’assedio degli inevitabili mezzi della comunicazione moderna.

Franco Petramala