Tanto lontano oramai da te come un occhio dall'altro di Franco Petramala

il Fondino del 01 giugno 2012

Tanto lontano oramai da te come un occhio dall'altro

di Franco Petramala

A)  Come è potuto succedere

I due versi di Julio Cortazar somigliano ad un  suggestivo epitaffio per l’Europa.

Mi chiedo: ma come è potuto succedere, cosa potrà succedere, cosa è meglio che succeda, naturalmente avendo prima risolto il dubbio su cosa è il peggio e cosa è meglio.

Succede che dopo la caduta del Muro di Berlino, sia affiorata l’idea, seppur banale ma concreta, che dei due sistemi politico situazionali del 1900, uno era prevalso resistendo alla usura della storia: il sistema capitalistico a connotazioni occidentali.

 E’ vero che le altre ideologie con proprie caratteristiche politico-istituzionale sono risultate perdenti dopo la liquidazione dei brutali regimi comunisti e della rozza e belluina ubriacatura nazifascista, ma la storia, come insegnava Benedetto Croce già all’inizio del 1900 ed ancora dopo, non è propriamente un crivello che separi la farina dalla crusca.

E’ piuttosto un crogiolo nel quale emerge un componente rispetto agli altri, ma la sua purezza è compromessa inevitabilmente dalla coesistenza, nel contenitore, di tutti gli altri componenti.

 Tanto che quasi sempre la cultura dei vincitori è stata catturata ed edulcorata in profondo dalla cultura dei perdenti.

 Tuttavia dopo il novembre  1989 i più aggressivi hanno operato secondo gli schemi della speculazione consentita dal sistema capitalistico puro ed a fronte di ciò il sistema pubblico di governo è stato in loro balìa per molto tempo fino ad oggi.

 Il sistema di governo internazionale e nazionale non ha avuto consapevolezza che il capitalismo, per continuare ad essere tale, doveva prevedere nella sua filosofia la configurazione degli stati sotto forma di stati nazionali, con tanto di cultura propria, gelosi della loro tradizione, vocazione individuale e collettiva, con fisiologiche difese dai nemici esterni e dai nemici interni, e quindi con capacità di reazione alle degenerazioni, a salvaguardia delle stesse aspettative degli effetti della pratica capitalistica. Oppure una struttura sovranazionale in grado di comprendere le singole “nazionalità”.

 Invece il potere pubblico arretra davanti alle pretese speculative che si concentrano nelle attività finanziarie, le quali a loro volta riducono gli spazi della intrapresa produttiva primaria.

 C’è la convinzione, e l’Europa è capofila di questa cultura, che sia divenuto naturale spartirsi il “bottino delle spoglie degli stati nazionali” rimasti orfani della loro sovranità.

Il principio di sussidiarietà, se da un lato sembra premiare la privatizzazione delle attività economiche e la evoluzione del sistema del Welfare ad in sistema compatibile in quanto meno oneroso, di fatto ne decreta la marginalità, se non addirittura la emarginazione; è così compromessa la copertura di tutta la vasta area della domanda del sociale esteso, se non addirittura del bisogno reale di parte cospicua della popolazione.

 C’è della astuzia che caratterizza tutto il processo !!!

 

 

Franco Petramala