Sviluppo

il Fondino del 17 Giugno 2012

Governo Monti
 la seconda fase dello sviluppo

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Il Decreto per lo sviluppo è stato approvato dal Governo.

Le critiche del PdL sono feroci e trancianti. Quelle del PD  “comme ci comme ca”. Quelle del UDC  imbarazzati.

Non c’è da stare allegri e nemmeno si può dare la colpa a Monti o a Passera.

Siamo nei guai e benchè tutti siano ormai convinti di dedicare risorse alla ripresa produttiva del paese, non è ancora giunto il momento.

In verità le pressioni erano e sono tali da indurre all’intervento seppur palliativo.

E perché non è ancora giunto il momento se la situazione si va sempre di più incancrenendo e domani non sappiamo cosa succederà alle elezioni greche?

Perché la Germania non darà il via libera per la ripresa e l’impiego delle risorse per lo sviluppo finchè la speculazione sul debito dei paesi del mezzogiorno dell’Europa non sarà fatto compiuto.

E siccome gli Stati in deficit di bilancio non dispongono di liquidità adeguate, si dovrà ricorrere alla copertura del debito attraverso la emissioni di Eurobond che troveranno la copertura della garanzia tedesca ma soltanto a ridosso di dicembre.

E ciò, di cui per la verità di era capita la filosofia già da tempo, è avvalorato dalla tesi dello stesso Monti che la racconta semplice ma in maniera molto significativa e colta.

Ad Obama che gli chiedeva perché i tedeschi fossero così duri e restii a dare il via libera all’utilizzo di parte delle risorse ancora disponibili in Italia e in Spagna e negli altri paesi indebitati, Monti ha risposto: perché l’impiego di risorse, forsanche destinate a allo sviluppo e ad iniziative produttive, sono da considerarsi  la “proemialità” di una economia virtuosa che investe quando può e che in vista dell’investimento risparmia su tutti gli altri impieghi.

Cioè segue una filosofia non anglosassone tipo quella americana, seguendo invece una linea di rigore somigliante a quella giapponese.

Monti ha riferito la risposta ad Obama nel corso della intervista di ieri su “La 7” fatta allo stesso Monti da Eugenio Scalfari e Ezio Mauro di Repubblica,  riferendola in maniera opportuna e brillante, al rigore ed al costume, alla mentalità del mondo tedesco almeno dal settecento, da quando cioè si affermarono nella forma definitiva le relazioni capitalistiche moderne e conseguentemente la realtà dello Stato di diritto in uno alla concezione dello stato nazionale.

Aggiungiamo che la essenza del capitalismo europeo e dell’individuo come fonte e protagonista di intraprese e di ricchezza, con Kant ed al tempo di Kant, fu estrapolato dalla cultura diffusa e testimoniata dalla pratica quotidiana per le strade, per le campagne per gli opifici e per le botteghe dell’intera Germania.

Nulla di più vero.

Franco Petramala