Ulivo

il Fondino del 18 Maggio 2012

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Ulivo Due?

C’è chi vagheggia una alleanza per mettersi al riparo dalle sorprese della prossima consultazione elettorale, lì dove si potrebbe verificare un nuovo colpo di teatro puntando sulla natura sostanzialmente di destra del Paese. Ovviamente caratterizzata dalla stessa deriva qualunquista e non autenticamente conservatrice, atteso che non si capirebbe cosa bisognerebbe conservare.

 La perdurante verifica di tale assioma ha comportato e comporta anche una sorta di complesso delle forze del progresso e della sinistra che, a differenza di quella francese, non osa pensare seriamente di potere diventare la maggioranza di questo paese.

La mediazione “universalistica” della teoria di Moro che non a caso si chiamava della “terza via”, produceva ed era ispirata sostanzialmente da tale esigenza: consentire la trasformazione del paese senza l’apparire “rivoluzionaria” dei mutamenti radicali nei contenuti e nelle forme dell’agire sociale e politico che pure si prospettavano.

 Non si è lontani dal vero se si ritiene che le elezioni del 2008 siano state vinte dalla Destra-Centro in virtù della promessa della abolizione dell’ICI, oggi rientrata con l’IMU.

 In tale caso c’è chi propone, a riduzione del rischio, una alleanza che vada dall’UDC a Vendola e forse ai neo comunisti.

 C’è poi chi, per corollario alla tesi, ritiene di ribadire la esigenza fondamentale di mantenere la suddivisione della politica italiana e dei suoi schieramenti, in Destra e Sinistra, in due Poli, organizzati secondo lo schema del bipartitismo molto imperfetto.

 Infine c’è chi comincia seriamente a pensare alla riformulazione di un Ulivo.

Esperienza tentata ma incompiuta per insipienza o supponenza di alcuni “politici intelligenti”, quale luogo di una “cultura laburista”, cioè una forma partito-movimento che, proponendosi il tema del lavoro e rappresentando il mondo del lavoro, si proponga come soggetto politico e favorisca il recupero di un ruolo al Sindacato, avendolo questultimo compromesso; la organizzazione sociale infatti, temendo la vicinanza troppo stretta al partito politico, ha affrontato da solo ad iniziare dagli anni ’90, il confronto con la parte imprenditoriale, quella che rappresenta la grande Impresa, riscoprendo il valore del Sindacato autonomo, fino alla sua aziendalizzazione, secondo la indicazione originaria di Franco Ferrarotti,

Ha pagato lo scotto di un confronto non sostenibile e non sostenuto, tant’è che solamente la Fiom ha cercato di tenere il ruolo davanti all’attacco padronale della Fiat; pur apparendo ultima diga allo strapotere padronale, ha sofferto la sua marginalità.

 In buona sostanza la situazione molto preoccupante dell’Italia va ancora una volta ridefinita.

Nella sua specificità è tuttora paese di frontiera e non tanto con il Nord Africa quanto con l’Est europeo. Mi sembra opportuno riscoprire le ragioni della sua specificità e diviene più chiaro che il tema Italia Europa assomigli al tema Grecia Europa, per ragioni contingenti e per ragioni geopolitiche.

 Abbiamo l’impressione che i Greci stiano avendo un atteggiamento molto dignitoso !!!

 Franco Petramala