Purtroppo è proprio così.

il Fondino del 28 Settembre 2012

Purtroppo è proprio così.

Condividi  

Pare che le Regioni abbiamo chiesto al Governo Nazionale un provvedimento che stabilisca la riduzione delle spese di funzionamento dei Consigli e dei Gruppi politici nonché la riduzione dei seggi in Consiglio Regionale.

Perché la richiesta? Perché i Presidenti riuniti nella Conferenza delle Regioni temono imboscate nelle loro Assisi democratiche e quindi non se la sono sentita di garantire la conclusione positiva delle iniziative per le riduzioni della spesa.

Avevamo ragione nel ritenere che tutto ha congiurato in questi anni per rendere discutibile ciò che le Regioni facevano e ciò che serviva alle Regioni per ben funzionare.

La stessa ristrutturazione in negativo della sanità, avvenuta in questi anni con la crisi dello Stato Sociale e del Welfare, ha tradito la volontà “politica” di mettere in difficoltà il sistema delle autonomie, con la sottolineatura che la sanità essendo di competenza regionale doveva essere gestita dalla Regione ed in qualunque condizione, non tenendo conto che le crisi del Welfare attengono a livelli di compensazione sociale e politica di area più vasta.

Credo che sia indifendibile la tesi per cui “mani pulite” sia stata la causa della attuale pessima qualità delle relazioni sociali e soprattutto politiche esistenti in questo paese.

Sta di fatto che questa classe dirigente proviene dal “Entrumpelung”, ovvero dal “repulisti” citato da un recente articolo di Giuseppe  Aloise.

Non si tratta di criticare un atteggiamento o una misura della Autorità centrale, ma di rendersi conto che tutto ciò che poneva seri problemi finanziari ed organizzativi è diventata a titolarità “politica” ed istituzionale delle Regioni.

Queste importanti agenzie dell’autogoverno territoriale, le Regioni appunto, si sono svilite in istituzioni malate senza cultura di governo, dotate semplicemente di deresponsabilizzazioni e del carattere di mendicanti Istituzioni, senza autonomia finanziaria, rimanendo il sistema fiscale e quindi di prelievo e quindi distribuzione delle entrate e delle uscite, nelle mani dello Stato Centrale.

La riprova del senso di impotenza a cui le Regioni sono ridotte è la stessa rinuncia ad avvalersi delle loro prerogative come nel caso segnalato di sopra, temendo che le stesse Regioni non sarebbero in grado di realizzare ciò che semplicemente spetta loro.

Avevamo ragion a sostenere che l’attacco allo Stato autonomistico è prevalso su ogni altro aspetto della dialettica istituzionale e che lo Stato accentrato è il migliore strumento di governo perché i mercati siano messi al ripario da gestioni a connotazioni popolari articolati e potenzialmente “disubbidienti” garantiti  dalla cultura progressista che ha governato questo paese e questa Europa e questo Occidente per almeno 60 anni.

Franco Petramala