Il  “ Si “  e  il  “No”

il Fondino del 02 Aprile 2013

Il “ Si “ e il “No”

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Italia piccola ma seria. Riccardo Muti ha così lodato l’Italia della sua giovinezza, l’Italia degli anni ’50 a cui deve il suo successo di artista; così nell’intervista  ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera.

 Insomma quando si conversa bisogna decidere con chi condividere. Non si può partecipare ad una agape e poi decidere le proprie inclinazioni. Quelle devono esserci da prima e da prima indicarci da che parte stare.

 Nella lunga stagione dell’Italia del Rinascimento dell’ultimo dopoguerra, la società italiana ha vissuto momenti ineguagliabili di condivisione politica, secondo il corollario del “credere nel futuro” tutti insieme da dovunque si provenisse.

 Sicchè la scelta vasta e significativa, tanto frequente da divenire linguaggio corrente, nel lessico e nel comportamento, senza rischio del fraintendimento e adatta alle condizioni o a tutte le dinamiche collettive che incalzavano, che vinceva resistenze “per partito preso” frantumandone la volgarità e la pochezza, che dava un senso al momento dell’impegno ed alle attività, nonché al distendersi dei ragionamenti il cui colore allegrava il contatto fra le persone, quella scelta vasta e significativa era semplicemente quella del “Si”.

 E sull’onda della piccola parola è stato costruito un paese più grande più grande, sempre più grande, solido perché assistito dalla cultura della Provincia italiana, splendida nei nomi e nelle opere, ancor di più riconoscente alle utilità delle professioni che hanno lievitato risorse, assistita da chi raccomandava di non perdere la dimensione di quel “Si”, generato dalla cultura della Provincia italiana.

E di conseguenza c’era la disposizione a risolvere a ritrovarsi sulle soluzioni ad aprirsi al nuovo ed all’accordo se non alla concordia.

E’ stato il “Si”, dall’inizio della avventura di questo paese iniziata prima con l’arte ed il pensiero e poi, faticosamente dopo, con la politica,  a dominare la cultura italiana e ad offrire il valore descrittivo del paesaggio ed insieme il valore del brulicare vivace ed incontenibile del suo lessico popolare.

"Le genti del bel paese là dove 'l sì suona" ( Dante Alighieri,  XXXIII canto dell'Inferno della Divina Commedia ).

Dove Il “sì” che suona non è più solo notazione linguistica. Dire che questo è il paese del “sì” significa anche dire che in questo paese esiste un affermarsi della vita. Un sì del vitale e questo Dante lo condivideva.

Si è interrotta pero, di recente, la poetica del “Si”; sì come la sua vicinanza alla etica del “Si”.

All’epoca di Dante le comprendeva il tema religioso e l’idea di Dio, ma se  il medioevo è incomprensibile senza quella idea, oggi invece è perfettamente ammissibile questa epoca dell’uomo senza Dio.  
Il nichilismo, “l’ospite inquietante della nostra epoca”, come lo chiamava Nietzsche, fondato sul “No”, porterà alla comprensione di qualcosa, visti i risvolti diabolici di una società dai colori ammattiti così dominanti nel novecento, ma induce alla disperazione finale ed alla somma tragedia dell’uomo conchiuso nella sua solitudine.

Non possiamo però ed ancora, ancora continuare a dire i “Si” perché nell’Italia di oggi non testimoniano più il disvelare la creatività e la bellezza e l’ottimismo che si mostra, piuttosto è l’adesione senza giudizio alle infornate di edonismo banale e traverso senza riparo.

Dobbiamo dire dei “No”, ma più semplicemente di quel che saremmo portati a  credere, dire dei “No” senza spirito nichilista,  semplicemente per fedeltà alla terra, per impedire che la superficiale gelatina tremolante nasconda la sostanza di che è fatta la umanità.

Il “No” diventa così un pezzo di coerenza da utilizzare di fronte alla minaccia della incoerenza fatta di accondiscendenze, di “si” senza convinzioni.

I “No” alla sofferenza e soprattutto quelli che consentano di opporsi alla sofferenza del disagio sociale, dei disoccupati, dei precari, dei destinati alla indigenza e sopratutto dei “senza futuro”.

Sempre più spesso ci si augura che ciò accada, di fronte alle difficoltà di rintracciare soluzioni adeguate alle regole del vivere civile, in attesa di riscoprire il senso pieno del convivere nel luogo dell’incessante andare degli uomini su questo pezzo di mondo, fortunato perché ha ricevuto la creatività del genio umano.

Dire dei “No” ci fa rischiare di diventare una Italia più piccola, ma più seria.


Franco Petramala