Imparare a memoria

il Fondino del 05 Dicembre 2013

Imparare a memoria

 I Dieci Comandamenti si imparavano a memoria. A scuola, al catechismo, così me li facevano imparare, a memoria  !

Solamente dopo mi spiegavano cosa significassero, anche se non ci voleva molto per capirli perfettamente, forse dal suono della parola, forse dal tono dei precetti, avevo capito tutto. E, se ricordo bene, senza neanche impararli a memoria !

Alzi la mano chi oggi, da adulto, li fa imparare a memoria o li spiega ai figli o ai nipoti. E non perchè li abbiamo dimenticati, ci vorrebbe poco a ripassarseli, ma perché non e la sentiamo di spiegarli. Come si dice, non ci troviamo a farlo !

Chi ha inventato la Bussola? in terza elementare  mi facevano ripetere: Flavio Gioia d’Amalfi nel 1200 circa. Ho verificato di recente su Wikipedia: era vero ! Ma oggi la Bussola non si consulta più se non quella elaborata dal computer di bordo del natante o dell’automobile.

Come le operazioni aritmetiche, che a farle oggi si fatica come se dovessimo risolvere i problemini difficili di quando, da piccoli, si doveva calcolare la distanza fra la casa della nonna e la propria considerando la velocità del cavallo e del mulo. Ci sembravano indicazioni incommensurabili e poco attendibili e per tanti aspetti lo erano !

E la Tabellina pitagorica? Due per due quattro, cinque per otto quaranta, sei per otto quarantotto e, con l’aggiunta di otto, sette per otto cinquantasei. Sicuramente il prodotto più difficile da ricordare e nessuno lo ha mai saputo spiegare. Delle divisioni a  mano neppure a parlarne !

E poi “Ei fu siccome immobile ……

Splendida poesia facile da ricordare, infinitamente quella che più amavo perché mi esaltava parlare di Napoleone.

I sette Re di Roma: Romolo, Numa Pompilio, Tullio Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo. Non ne sbagliavo uno, anche se a volte la confusione c’era fra Tullo Ostilio e Servio Tullio, ,,,,ricordate?

Mi era noto e ripetevo senza tentennamenti cosa producessero l’Isola d’Elba e le Saline di Lungro, le cave della Sicilia e le miniere della Sardegna, a Burano i merletti a Murano il vetro, i soffioni boraciferi a Lardarello e la pesca del tonno con le tonnare in Sicilia e quella del pesce spada a Palmi, l’uva e l’olio della Puglia e la pasta del Molise; tutto ricordo anche perché oggi poco è rimasto della Cortemaggiore che già aveva modificato la tradizione produttiva della zona. E tutto questo imparato a memoria.

Ed i verbi; i verbi che la mia prozia mi faceva ripetere al braciere dopo aver giocato tutto il giorno; ….vieni Francu, vieni, che ripetiamo i verbi !!

Ed io per non dispiacerle mi accucciavo e ripetevo, ricominciando daccapo, di santa pazienza,  se sbagliavo. Pero era un momento dolcissimo della giornata  e anzi mi attirava quella intimità fatta di cantilene, quelle dei verbi che sembrava zompettassero dal presente indicativo a quello prossimo, al difficile futuro anteriore.

Confesso che ancora ho terrore di sbagliare il congiuntivo e sempre, sempre, quando mi scappa, non penso proprio alla nenia del ripetere ma alla dolcezza di quello sguardo severo ed indulgente che mi avvertiva dell’errore.

Dopo ne ho imparate tantissime di cose, quasi nessuna a memoria, ma tantissime ne ho anche dimenticate.

Con quelle imparate a memoria non ho bisogno di nulla per ripassare con nostalgia la mia vita da ragazzino.

  Franco Petramala