Si da il caso- Nuovo Presidente della Repubblica-Vecchio Capo del Governo

il Fondino del 10 Aprile 2013

Si da il caso
Nuovo Presidente della Repubblica
Vecchio Capo del Governo

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Secondo me nessuno ha ragione ma certamente Bersani non ha  torto.

C’è una certa eccessiva prudenza a parlar chiaro e così si rischia di mostrare di essere a corto di argomenti.

Il deforme o lo scemo del paese, una volta, era tenuto ben lontano finanche da dove passava il galantuomo. Già il vederlo era offensivo per lo sguardo augusto del signore.

Senza considerare che il povero, sebbene molte volte messo alla gogna dai bruti giovani o meno giovani che fossero e comunque spietati aguzzini, a volte mugugnava, intimidito e intimorito, ma capace di rivendicare la sua dignità che altri volevano tanto avvilita da non esserci.

Pasquale, mezzo cieco, batteva un bastone ad una latta infilata sull’avambraccio, per attirare l’attenzione nella speranza di ricevere un poco di elemosina; il bastone gli serviva anche per difendersi se necessario, specialmente quando improvvisamente diceva verità senza mezzi termini come fossero imprecazioni, offensive per il giusto, il più delle volte farfugliate ma che arrivavano belle e distinti e soprattutto  “vere”.

In quei momenti liberatori ingigantiva questo pezzo di umanità di stracci e si disvelava quel coraggio che nessun altro aveva ed a nulla valeva il voltar la faccia. Quelle parole avevano colpito nel segno.

Ma insomma perché non si dice chiaro e tondo che il PD non può accettare di fare governi con il PdL ? Non così Berlusconi, naturale, ha perso !

E non perché Berlusconi sia inviso o perché le troppe storielle attorno al personaggio risultino ormai stucchevoli, tanto aduse da confondersi con il personaggio.

Semplicemente perché il paese è ridotto così !!

Un bambino di seconda media un giorno, scrivendo il tema sulla sua città disse che odiava il sindaco perché l’aveva ridotta così !!

Il Preside convocò i genitori perché non era normale che un ragazzino avesse di questi giudizi così definitivi su una materia di tale complessità e rilevanza politica per la comunità saggia e benpensante di una città nobile….ecc ecc.

Semplice semplice, le impertinenze dello scemo del paese somigliano molto alle intemperanze del bambino. E questo la dice lunga a fronte della ritualità dei politicastri di casa nostra. Ormai si sovrappongono alle imitazioni che di loro fanno i comici per cui è difficoltoso distinguere uno spettacolo dall’altro.

Vi sembra proprio da indemoniati o da immaturi sostenere che questo paese non può essere governato da due nemici che hanno sotto il tavolo il coltello e che uno in particolare sa giocare a tutti i giochi?

A padrone e sotto per esempio.

Io essendo il sotto non dispongo del potere di elargire le bevute, ma io posso impedire e vietare a chiunque di soddisfare la sua sete.

 Questa la regola

 Sicchè Bersani potrebbe governare sapendo che in qualunque momento il PdL o Berlusconi potrebbe staccherà la fatidica spina e finche non la stacca il governo sarà sottoposto alla rigida infame regola del ricatto.

La cosa che mi ha stupito, da ieri, è l’apprezzamento che di un simile scenario ha fatto il Presidente Napolitano.

Ha esaltato le grandi intese del 1976 per offrire un illustre esempio di coraggio civico e lungimiranza politica ai ricognitori dell’oggi.

Si da il caso che allora non c’èra il clima così come riferito due capoversi sopra e in grassetto.

Si da il caso che le Grandi Intese si realizzarono con il partito della Democrazia Cristiana al governo ed il PCI che la sosteneva, non essendo insieme al governo.

Si da il caso che la cultura della “Terza Via” disegnata da Moro aveva una motivazione forte dal timore che sosteneva l’azione politica di Berlinguer circa il possibile slittamento della società italiana ad accettare un regime simile a quello all’epoca rappresentato da Pinochet in Cile e cioè una  dittatura feroce.

Si da il caso che ben altro spessore aveva la sociologia che stava dietro al pensiero politico di Aldo Moro e della sua svolta, che non coinvolgeva dinamiche parlamentari, ma lo sviluppo democratico della società italiana nella sua interezza mentre oggi ci si guarda bene dal perseguire l’idea di una società coesa, ritenendosi, scioccamente richiamandosi ai valori liberali, utile il criterio delle diseguaglianze che creano le condizioni per il profitto e quindi lo sviluppo economico. Cioè la regola aurea è l’aumento della capacità produttiva utilizzando tutti i differenziali possibili, dal censo alla cultura alla riduzione nella utilizzazione del Welfare.

Si da il caso che la politica delle Larghe Intese fossero all’epoca percepite in maniera netta e irreversibile, in Italia e all’estero, come l’anticamera del compromesso storico, cioè dell’incontro e del governo delle forze politiche del così detto arco costituzionale.

Allora non fu possibile realizzare quelle premesse perché intervennero le Brigate Rosse che “opportunamente” si frapposero.

Oggi non ci sarebbe bisogno di interferenze perché le ragioni della dissoluzione del disegno sarebbero endogene.

Che Napolitano si fosse convertito al passaggio diretto ai governi di compromesso esplicito, senza passare prima dalla fase della larghe intese, mi ha in verità stupito.

Una sera del 1977, per caso, incontro in un ristorantino della mia città il Segretario regionale del Partito Comunista, mio omologo giacchè ricoprivo il ruolo di Segretario Regionale della Democrazia Cristiana, in compagnia di Giorgio Napolitano, già da prima dei fatti di Ungheria, dirigente importante del suo partito.

Dopo i convenevoli e l’apprezzamento per la tensione politica che stavamo alimentando per il raggiungimento degli  obiettivi della proposta politica delle larghe intese condivisa in Calabria dai due Partiti, veniva fuori da quel breve colloquio una non sintonia fra la concordanza di vedute che c’era fra me e il mio omologo segretario e quella dell’On Napolitano.

Che era molto preoccupato dalla avversione dei socialisti a quel disegno e tanto si preoccupava che alla fine si dichiarò estremamente scettico sulla percorribilità del disegno del compromesso storico, perché polarizzava eccessivamente verso le due formazioni politiche più forti, la DC e il PCI; che fra l’altro non condivideva nelle conseguenze politiche fondamentali.

Ma oggi non c’entra nulla il compromesso storico, perché il PD non è il PCI e perché l’altra forza popolare,la DC, non è in nessun modo o nesso rappresentata nel panorama parlamentare italiano.

Ma tutte queste storie, questi fantasmi perché sia gitano? Sembrano il filo conduttore di una serie televisiva americana.

Tutto questo patriottismo che anima le anime belle e bellissime preoccupate di salvare il paese dalla catastrofe, fino a poco tempo fa ignare di tutto…E’ come se il ricatto dovesse giungere inevitabile ed il clima fosse dominato da un reticolo di condizionamenti confessabili e  non.

Insomma dalla crisi del berlusconismo si sarebbe dovuto voltar pagina e invece è stata preferita la evoluzione soft e se prima si riteneva che la “mollezza” del PD fosse alla base della decisione di interporre il governo Monti, governo cuscinetto appunto più che governo tecnico, oggi si ha l’impressione che sia stato soprattutto Napolitano a volerlo .

D’altra parte il paracadute Monti solamente in parte ha sortito gli effetti voluti. C’è bisogno di un supplemento di frenata alla caduta berlusconiana, anche se le nebbie della crisi gravano sul paese e non diradano, anzi …

Quindi niente incarico a Bersani alla va o la spacca. Ma Napolitano sapeva che la maggioranza precostituita non ci sarebbe stata, a meno che Bersani non avesse ceduto a Berlusconi. Così non è stato; questo il motivo per cui abbiamo scritto all’esordio,  “certamente Bersani non ha  torto”.

Ora le grandi manovre si spostano sul futuro Presidente della Repubblica.

Come durante l’incarico esplorativo per formare il governo, senza Berlusconi è difficile individuare una persona condivisa da più della metà del parlamento e farne il Presidente della Repubblica; quindi Berlusconi acquista ancora di più potere interdittivo rispetto al Berlusconi che ha condizionato, oltre a Grillo, la scelta del capo del Governo.

La partita è tutta qui. Infatti Il nuovo Presidente della Repubblica dovrà indicare il capo del Governo.

E chi potrebbe essere dopo il fallimento del tentativo Bersani? Lo stesso Bersani? Difficile, ma dipenderà dalla scelta sul Presidente della Repubblica.

Altri di altri schieramenti? Anche questa sembra difficile.

Uno del PdL? Sarebbe contro ogni logica delle più illogiche.

Aspetta aspetta !!.

Napolitano. ! Potrebbe essere proprio Napolitano il nuovo Capo del Governo.

Qualche ragione in più si potrebbe esporre, ma ci fermiamo qui.

Franco Petramala