Repubblica Presidenziale

il Fondino del 22 Aprile 2013

Repubblica Presidenziale

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Scrivevo sul Fondino dell’8 aprile, 9 giorni prima dell’inizio delle operazioni delle elezioni presidenziali e 11 giorni prima della fumata bianca delle rielezione di Napolitano, che la soluzione non trovata con il tentativo truccato di Bersani, si sarebbe potuta ottenere con la elezione del Presidente della Repubblica in persona di un quidam, chiunque fosse, e con la successiva nomina di Napolitano a Presidente del  Consiglio.

Nulla di più profetico, ma per difetto. La tesi “fantastica” avrebbe avvalorato il detto che la realtà supera la fantasia.

Anche se nella vignetta di apertura Gianfranco aveva rappresentato Napolitano in ermellino e con la testa coronata.

Infatti non abbiamo oggi un Napolitano solamente e di nuovo Presidente della Repubblica, ma un Napolitano Presidente della Repubblica e Capo occulto del Governo, fra l’altro con un programma provvidenzialmente preconfezionato dal lavoro dei così detti “Saggi”, più o meno come il Presidente di Francia.

Più o meno come successe a De Gaulle che dopo alterne vicende governò la Francia da Capo del Governo e formalmente da Presidente della Repubblica in un sistema divenuto presidenziale dopo la gravissima crisi algerina.

Ciò che in Italia per la verità, ancora non è. In tal caso ci sarebbe bisogno di serissime garanzie democratiche, così come ce le ha la Francia che il fascismo non l’ha avuto.

Le prove generali furono fatte quando si scelse di non procedere a nuove elezioni dopo la crisi del governo Berlusconi nell’autunno 2011, bensì di nominare Monti che non sostituiva soltanto il Berlusconi ma anche il Bersani che fece di tutto per assecondare e pertanto di non succedere,  con nuove elezioni, al Berlusconi stesso.

Il risultato? Continua oggi quel che iniziò nel 2011.

Berlusconi non è sconfitto, ma anzi è il vincitore nei fatti; astutamente avendo mollato Monti e spacciandosi per uno che con i danni del paese c’entrava molto poco; il PD è stato azzerato in funzione di disegni a motivazioni imprescrutabili, con una legge elettorale, vero punto di riferimento per il vero golpe datato 2006, in un paese mai uscito dagli incubi delle marce su Roma.

Tuttora sono tutti d’accordo, malgrado i richiami ripetuti di Napolitano, a non cambiare la legge elettorale, vero architrave del disegno di prorogare in  eterno questo sistema di questi partiti, da tutti vituperato, ma da tutti mantenuto, giacchè la povertà politica ed intellettuale del ceto politico e del ceto intellettuale, non ha saputo o voluto caparbiamente immaginare letteralmente nulla per un confronto politico in una società inevitabilmente e fisiologicamente orientata al tema dello sviluppo innanzitutto sociale e di conseguenza economico.

 Sicchè sembra tuttora che le nebbie e le ragnatele della funzione finanziaria avvolga in un tutto oscuro e misterioso il contesto sociale sempre più disperato e sempre dominato dal senso della impotenza fatale.


Franco Petramala