Fabiana non è un simbolo

il Fondino del 29 Maggio 2013

Fabiana non è un simbolo
E’ una sedicenne a cui è stata negata la vita

Condividi  

…….In questa regione ed in questa provincia cosentina qualcosa negli ultimi tempi è successo. ….

E’ vero che dall’Alto Medioevo se ne sono dette di tutti i colori, che Giuda era di Scalea, che il soldato della lancia nel costato di Cristo era di Reggio Calabria, Cervantes che accusava i calabresi di essere uomini di coltello, e tanto altro.

Il femminicidio è diffuso in tutta Italia e non solamente in Italia; si calcola, dai dati in possesso da agenzie specializzate, che la maggior parte avviene al Nord. Quindi ha ragione la sociologa Renate Siebert, a proposito della terribile uccisione a Corigliano di Fabiana, ''una storia come questa potrebbe essere accaduta in qualsiasi altro posto d'Italia. Trovo assolutamente razzista e aberrante che si possa parlare, in questa vicenda, di specificita' calabrese''.

C’era un tempo, non troppo lontano in cui disperatamente si cercavano le motivazioni sociologiche a fatti evidentemente contrari all’etica. Che oggi vengono conosciuti, se non tutti moltissimi ed una volta no !

Il delitto d’onore era addirittura codificato e gli si riferivano pene minori rispetto ad ogni altro delitto. Lurido residuo di una cultura della sopraffazione, di antiche origini, la cui motivazione, malgrado la eliminazione della discriminante penalistica, purtroppo sopravvive in tutta la sua oscena forza.

La gelosia, infine, a far da ultimo motivo !

Incredibile, ma soltanto nel 1981 con la legge n. 442, viene abrogato l’art 587 del codice penale (Delitto d’onore).

Cesare Beccaria sosteneva “"Non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettono che in alcuni eventi l'uomo cessi di essere persona e diventi cosa".

Significativa è stata l’approvazione all’unanimità di ieri dalla Camera dei Deputati della Convenzione del Consiglio d'Europa su "prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica" firmata a Istanbul.

Suad, marocchina di Francia ha diciassette anni. È innamorata e incinta. Questa situazione è sinonimo di disonore per la sua famiglia che decide, dunque, di giustiziarla. Ad incaricarsi dell’esecuzione a morte sarà suo cognato che la cospargerà di benzina e la brucerà. Lei sopravviverà.

Medesima sorte toccherà a tante altre in Europa così come nei paesi islamici, come in altri paesi di differente cultura.

Innumerevoli esempi di violenza assoluta e sempre immotivata, come la giovanissima rumena uccisa, due mesi orsono, nella Piana di Sibari, come Roberta a Cosenza e poi come e come…e come…!

Non ci sono più ragioni derivate dalla sociologia del costume e di regole accettate. Non ci sono più le statistiche a prevalere nelle discussioni simil razziste.

Ci sono esecrabili violenze, storie personali segnate dalla cultura elementare della sopraffazione e della volontà di possesso di essere umano su essere umano che tiene le sue radici in una umanità deforme che degrada alla dissoluzione.

Rimangono gli atti efferati contro le donne e gli indifesi compresi i bambini, a testimoniare incapacità di amore e odio verso il diverso, verso sé stessi, verso il più debole, volontà irrefrenabile di distruggere la bellezza, specialmente la bellezza della innocenza.

Rimangono le lacrime e la pietà per Fabiana e la coscienza che non si fa tutto il possibile per contrastare le terribili devianze, ad iniziare da quelle del possesso del corpo di una donna, non rispettato né in vita nè in morte. 

 

Franco Petramala