Leonardo e i Bronzi di Riace

il Fondino del 04 Agosto 2014

Leonardo e i Bronzi di Riace

Con il desiderio grande e l’attesa vigile anche io ho visitato più volte la stanza dove è esposto il quadro della Gioconda.

In mezzo a tutti quei giapponesi non è facile la concentrazione anche se silenti e discreti come sanno essere. E poi la distanza imposta per la osservazione del quadro non coinvolge come tanti altri famosi e ispirati dipinti e tuttavia quella piccola effige, che per la verità immaginavo di dimensioni maggiori, ha offerto la increspatura leggera sommessa e ammiccante del suo sorriso, ma non sono giunto all’entusiasmo che pure mi aspettavo.

 Ero peraltro incuriosito da un invito alla investigazione, fra l’irriverente e il morboso, che mi proveniva dal dubbio, diffuso fra gli studiosi, se il soggetto ritratto da Leonardo fosse Lisa Gherardini oppure  Gian Giancomo Caprotti, giovane allievo  del Maestro  e suo innamorato.

 In verità ho sempre pensato che una opera d’arte non potesse avere contenuti di genere, femminili o maschili, ma sempre rappresentasse o sfiorasse un tertium genus  di identificazione, quasi una neutralità che lo preservasse e lo salvaguardasse dall’essere in un campo invece che in un altro,  quasi a sostenere la universalità dell’arte o, ma è argomento molto difficoltoso, la sua divinità.

 Confesso che questa premessa mi  è sembrata  attinente, pur se per un solo istante e per pudicizia, ad un fatto di cronaca che riguarda proprio i Bronzi di Riace.

 Il fotografo molto noto Gerald Bruneau, allievo di Andy Warhol, ha ritratto con il velo da sposa, un tanga leopardato ed un boa fucsia il guerriero A.

 Voci di scandalo ce ne sono state, ma sembra prevalere lo spunto umoristico che suggeriscono le foto.

 D’altra parte mille volte ho visto la Gioconda “allestita” con deformazioni di immagini ed aggiunte di orpelli che trasformavano quel soggetto proprio in un ragazzo avvenente, in virtù di effetti speciali offerti dal computer.

 Né chi non ha avuto spirito può giungere a definire riprovevole questa sperimentazione tecnico artistica, tradendo la preoccupazione dell’attentato alla immagine di virilità dei guerrieri.

 Che i bronzi siano espressione artistica suggestiva e sublime è per tutti così, come naturalmente è una delle espressioni più suggestive dell’arte pittorica il ritratto di Monna Lisa sia se il soggetto del quadro fosse maschio sia se fosse  femmina.

 Forse è vero che nella sua universalità l’opera d’arte ha un che di divino ed è tale proprio perché  il soggetto  può non essere qualificato di genere.

  Franco Petramala