Vincenzo Ziccarelli

il Fondino del 07 Gennaio 2014

Vincenzo Ziccarelli

Sempre in bilico, provvisorio, “in quarantena”, arguto, non amava il confronto  fino allo sfinimento ed evitava il confronto serrato,  provvedendo il tono del  gradevole colto polemista senza ombra di pedanteria.

La sua stessa esistenza era una polemica permanente verso la vita o meglio i suoi abitanti, nel suo modo di essere religioso e soprattutto profondamente cristiano.

La integrità morale con cui affrontava le sue vicissitudini tanto dolorose e asfissianti che la vita gli aveva propinato fin dalla sua gioventù, mi dava la sensazione che fosse
 la autentica fonte di ispirazione della sua capacità descrittiva dell’umano cuore.

Non me lo aveva mai riferito ma la breve esistenza di Cristo per lui era stata la forma della effettiva rinascita, tanto preziosa da ispirare impazienza.

La sintesi di quel che ricordo di lui è questa, così come Coriolano Martirano lo descrive in un breve bozzetto di Vincenzo Ziccarelli Scrittore.

Il suo pessimismo “passionario” è nella epigrafe del suo “Cristo inutile” del 1961: “A tutti coloro che inutilmente hanno sofferto per la libertà del mondo a tutti coloro che credono ancora – nonostante l’inganno passato nonostante i neri presagi – nell’avvenire del mondo”.
 

Di lui ricordo anche la speranza fitta e senza timidezze del racconto dei suoi incontri con Diego Fabbri e degli apprezzamenti
  dell’ importante critico letterario cattolico. Ricordo anche la passione per l’Ente teatrale calabrese, la speranza che attraverso di esso potesse la cultura calabrese occupare un ruolo di conservazione e vitalità, di memoria, come le altre culture di un paese assolutamente non unitario.

Ricordo la luminosità delle scene che impose alle rappresentazioni
  della sua “Cristina a ‘spedesa”, per recuperare il lucore assoluto di una natura a cui  non corrisponde  una società coerente. Ed ancora la sofferenza interiore del personaggio del suo “Francesco e il re”.

Ma per me Vincenzo Ziccarelli era sempre quel parsimonioso, timido introverso eppur deciso Presidente della Provincia di Cosenza che contemporaneamente alla legge Basaglia riuscì a vincere la battaglia per la soppressione dei manicomi e di quello di Nocera Inferiore.

Quando la Procura di Paola mi interpellò sostenendo la necessità, pur nelle difficoltà organizzative e di relazioni politiche, della sgombero dell’Istituto
 “Papa Giovanni XXIII di Serra Aiello”, da responsabile della Sanità cosentina, dissi immediatamente di si e con impazienza mi misi al lavoro per eliminare quella occasione di lamentazioni e di compassionevoli considerazioni, arroganti ed ipocrite di assoluta portata farisaica.

Accettando quella richiesta meritoria
 divenni pungolo a me stesso ed a chiunque nel mettere in atto quel che sembrava ed era la soluzione cristianamente doverosa: la chiusura del Papa Giovanni XXIII, dicendo di no a  pretese contrarie, in buona o cattiva fede che fossero.

Mille volte andai con il pensiero all’esempio di Ziccarelli che nel 1975-1978 fece chiudere il manicomio di Nocera Inferiore.
 Mi ispirò sopratutto il suo disprezzo di tutti i condizionamenti politici e sociali e di ogni genere, compresi i mercantili, che mi avrebbero consigliato la prudenza.

La risposta era in quell’interrogativo del giovane Ziccarelli. Cristo è stato inutile?
  

  Franco Petramala