Il Sud protagonista del proprio destino di Franco Petramala

il Fondino del 14 Agosto 2019

 Il Sud protagonista del proprio destino

di Franco Petramala

Ho letto con la consueta attenzione l’articolo di Loiero “L’autonomia fa male ma il Sud non lo sa”.

Tutto da condividere ma l’amarezza è forte per questo Mezzogiorno senza futuro, così abbandonato rassegnato, senza sussulti di dignità e di protagonismo del proprio destino.

Il mezzogiorno, così come è, si mostra senza futuro e non ci si faccia illusioni seguendo la moda delle “distrazioni di massa” di ogni genere.

Una unica speranza può esserci. La stessa che animava Sturzo che gridava “il Mezzogiorno salvi il mezzogiorno” per un “programma di risorgimento meridionale.

Egli lo diceva perché non spettava agli abitanti del Nord risolvere i problemi di quelli del Sud che già allora erano molto diversi; l’appello era diretto innanzitutto ai meridionali perché il tema del mezzogiorno divenisse problema nazionale e si risolvesse.

Nel dopoguerra fu perseguita, pur con molti limiti, una politica di sostegno per il recupero della distanza del sud rispetto al Nord in un clima solidale e in un contesto politico di diffusa fascinazione per l’unità politica del Paese nel contesto celebrato dalla Costituzione repubblicana.

Da non paragonare al clima politico di oggi lì dove la difesa degli interessi territoriali, a torto o a ragione, non fa sconti e le nostre condizioni di vita pubblica e dei servizi pubblici e del clima complessivo delle comunità locali, rispetto al resto del paese, sono divenute abissali.

Diciamocela la verità: in questo ultimo ventennio i meridionali non hanno percepito che stava finendo la moratoria del tempo della solidarietà e non ci siamo detti con onestà di non essere stati capaci di migliorare né programmi di sviluppo, né classe dirigente, né messaggi politici positivi, adeguati alla gravità della transizione, per fare funzionare meglio la comunità nel suo complesso dalle istituzioni alla burocrazia, per dare rilievo soprattutto alla etica pubblica.

Fondato è il rilievo sulle improvvisazioni dei partiti nazionali circa le misure del regionalismo differenziato. Ma le forze politiche e le istituzioni calabresi e meridionali quali proposte realistiche hanno fatto o fanno? Nessuna! tranne che disprezzare ciò che qualcuno realizza, malgrado le difficoltà, ma con bella volontà per migliorare la qualità della vita nelle comunità locali.

Non dovremmo forse, prima di ogni cosa, richiamare alla responsabilità uomini e donne e intelligenze e la politica e le tante buone volontà al di là delle divisioni partitiche?

E tuttavia anche per proscrivere finalmente chi ha impoverito il costume sociale e le stesse istituzioni utilizzate ai propri fini? o per proscrivere finalmente chi ha mostrato insensibilità sociale e inadeguatezza?

Franco Petramala