La Società non esiste di Franco Petramala

il Fondino del 17 Maggio 2019

La Società non esiste

di Franco Petramala

Sembra un paradosso, una invenzione lessicale; seppur paradossale una certa inquietudine la suggerisce, anche nei superficiali per natura per scelta o per necessità.

E’ il titolo di un saggio molto recente del geografo francese Christophe Guilluy a commento e ricerca sulla fine della classe media occidentale.

In effetti la classe media, meglio la parte di classe media del mondo di sopra come egli la definisce, non si è dissolta secondo un “comodo” luogo comune; ha solamente “scelto di prendere il volo e di accelerare il suo processo di arroccamento”.

Contemporaneamente tutto ciò che era bene comune tende allo smantellamento (dello stato sociale, della piena occupazione del welfare… per esempio), si ampliano le disuguaglianze sociali e territoriali, nel disinteresse egoistico della classe media di sopra che tuttavia la globalizzazione economica e finanziaria la governa eccome!!

Davanti ai tempi nuovi nessuna voglia di prendere in carico gli interessi della classe media di sotto, nel frattempo proletarizzata o meno, nessuno sforzo di condividere valori e progetti di progresso e così tutto si avvia ad un insieme caotico dove maggioranze e minoranze sono pochissimo riconoscibili: la  classe media di sopra fa fatica a misurarsi con il sociale: minacciata, sfugge al confronto favorendo la pervasività del populismo.

Si può così spiegare che le aree periferiche ( bisognose di tutto…), lo sostengono in tanti, non votino ciò che si potrebbe ancora definire di sinistra, e che invece votino proposte populiste o semplicemente “esigenziali” complesse o primarie che siano.

Non ci si può lamentare se la risposta alla secessione della classe media di sopra sia la caotica mescolanza di forme di democrazia diretta con esigenze di argini alla corruzione dilagante e con ritorni a sovranismi suggestivi.

Un tema è che la dispersione delle classi popolari, unita alla tendenziale secessione della classe media di sopra, non crea soluzioni politiche, crea caotica dissoluzione della società. In questo senso è attendibile la espressione lessicale corretta “ la Società non esiste.…più”

Alcune riflessioni si posso accennare.

Le elite si beano di avere favorito l’autonomia dei più umili, ma ciò non ha creato nuove dinamiche attive;  il processo è come arenato o sospeso, il ceto medio di sopra  non ha più elaborato culture efficaci e impegnate, con il solo effetto devastante di un “soft power” invisibile del mondo di sotto, senza una funzione reale e politicamente apprezzabile, ove riferito ad un progetto di società comunitario.

Private di ogni potere economico e politico, rese così precarie, le classi popolari sono destinate ad uscire dalla storia. E le elite, ancorchè potendosi avvalere di strumenti di azione finanziaria e di privilegio, rimangono isolate in un mondo desertificato, senza humus che produca alcunché.

Nulla producendo neanche quel residuo “soft power” in testa al mondo di sotto impoverito !!!

Nello scenario descritto la domanda di fondo sarebbe: una società poco stabile come quella attuale avrebbe bisogno di democrazia rinnovata ( diretta o almeno partecipata mediaticamente).

L’assioma è da rovesciare: le democrazie in Europa hanno bisogno di società stabili.

Le politiche caritatevoli o di intervento urgente che da sempre hanno avuto la loro cittadinanza, dalla Francia rivoluzionaria con la legge Le Chapelleir, alle attuali attività della Chiesa, alle politiche di intervento attuali dell’Italia o a quelle che si preparano nella stessa Francia, sono inevitabilmente connesse alla doverosità.

Ma per raggiungere una stabilità le politiche più efficaci non sono quelle che prendono in considerazione i bisogni immediati, bensì quelle che “prendono in considerazione le paure”.

Quelle autentiche dei giovani e dei meno giovani, specializzati e non che aspettano di cogliere l’occasione di una occupazione; senza ricorrere ai fantasmi che possono suggerire i fenomeni migratori, l’integrazione europea deve indicare il “nuovo” in un mondo più pericoloso che mai.

Forse un compito morale può essere riscoperto con facilità e riproposto da tutti, come ha annotato recentemente Jean Claude Hollerich sulla Civiltà Cattolica.

“Sarebbe triste constatare che una generazione di adulti materialisti e consumisti non si preoccupi più dei propri figli!”                       

Franco Petramala