Dopo il Virus potrebbero
esserci altre occasioni di ripensamento, ma si fa per dire!
intanto che gli attuali sistemi provvedano per tempo a eliminare
o mitigare le loro distorsioni o affidandosi a processi di
autoimmunizzazione!!!
Malgrado le tinte delle
rappresentazioni apocalittiche, c’è del realismo in giro come il
marcio nel Castello di Elsinore, ed a nulla vale rabberciare
soluzioni senza identità.
Troppe risorse umane sono
disperse nella emarginazione e nelle innumerevoli relazioni
interrotte con una gioventù troppo spesso annegata nella droga e
nel “non credere”. È una perdita terribile di patrimonio umano
che fa rabbia come la fa una decisiva occasione perduta.
Incerti, ci interroghiamo
sulla funzione della scuola orientata al semplice apprendimento
di un mestiere o ad uno strumento di promozione umana culturale
e civile come è stata nella nostra tradizione degli studi sia
umanistici che tecnici.
Quanti di essi, divenuti
adulti mostrano di affogare e perire nelle deleghe a “coloro che
comandano”, protagonisti di politiche oscure è borsistiche” che
si dileguano al primo rintocco della campana della
responsabilità. Cosa costa alla umanità la disoccupazione di
milioni o miliardi di persone e a causa sua la disperazione e la
rassegnazione?
Ci domandiamo del Corona
virus ma non ci domandiamo come produciamo l’energia e come
produciamo “tout court”, molte volte negando una vita dignitosa
ai lavoratori dei paesi più poveri e inducendo la instabilità ai
lavoratori dell’occidente. Si dice che la globalizzazione abbia
dato da mangiare a circa 3 miliardi di abitanti del pianeta;
sarà vero ma è vero anche che molte volte ciò è diventato
strumento di strapotere dell’uomo sull’uomo per cui una sparuta
minoranza detiene la stragrande maggioranza della ricchezza del
mondo.
Non c’è un “pensiero forte”
per la Comunità ma tanti minuti supponenti e spocchiosi
“pensieri deboli” per privilegiati che non eviteranno
l’insorgere di nuovi flagelli.
È Intollerabile la
distruzione della Amazzonia, inseguendo il modello dello
sviluppo lineare del liberismo, quando la sfida è la conversione
ad una economia verde regolata in funzione del bene comune.