Benché il mulo non parlasse in prima persona il destino
somigliava molto a quello degli uomini, più o meno come i
protagonisti di Luis Sepulveda. Ma per poco, perché non era
indifferente dove il mulo si trovasse e dove le vicende umane lo
dominassero.
Dopo i carriaggi nella Sicilia polverosa e nella Abissinia
afosa, la campagna militare di Russia, avvertita dal mulo nella
immensità di quella pianura inesorabile, crudele, infinita…” Da
quella pianura non nascevano i monti come il mulo immaginava e
neppure il mare. Solamente la sua fatica di guerra, monotona,
nella sofferenza tagliente, estenuante”.
“Venne la neve e lungo la strada accanto ai corpi dei muli
abbattuti, c’erano i cadaveri degli uomini. Nei momenti notturni
del riposo, masticava il fieno senza gioire perché tutto gli era
indifferente, finanche il bianco della neve che feriva i suoi
bulbi oculari”. Malgrado la indifferenza anche verso sé stesso,
fosse la sua ’ultima rivolta in un moto estremo di recupero del
senso della sua esistenza! C’era
quasi una somiglianza con la cadenza della “quasi vita” del
“Cavallo di Torino” **
Durante la disfatta militare italiana passò di padrone.
L’indifferenza però rimase, consapevole come era del suo
annientamento. Ma all’apparire di una cavalla piccola e smunta
che doveva procedere accanto a lui, in quel mare di indifferenza
universale un incantesimo si era prodotto fra i due esseri uno
vicino all’altra e si annusavano pur con gli occhi a terra nella
pianura spazzata dalla guerra. Cedeva il Nulla sotto il cielo di
Russia?
“Quell’asino di un mulo ci ha messo poco a farsi piacere la
Russia! Rise un mulattiere. No guarda meglio stanno piangendo
tutti e due disse un altro.”
E si, stavano proprio piangendo!!
*La Strada,
racconto inserito nella raccolta “Il bene sia comune” di Vasilij
Grossman – propostomi alla lettura da Peppino Aloise.