Dopo il 1989 la delocalizzazione delle ditte italiane si è
rivolta verso l’est europeo; sarà inevitabile che la odierna
guerra di espansione russa determini un rallentamento dello
sviluppo di quei territori.
Nel frattempo la Russia e ancora di più la Cina hanno
intensificato la loro espansione commerciale e di influenza in
Africa mentre in Asia rimangono gli interessi americani a far
loro concorrenza.
L’Europa ha perduto molte occasioni per ridefinire in chiave
moderna la sua influenza nell’Africa colonizzata e maltrattata
nei secoli con il colonialismo cieco e bieco, inglese francese,
italiano belga e portoghese.
A non crederci si dimostra ancora miopia: sarà proprio l’Africa
la parte della terra che si espanderà avviandosi a forme moderne
di democrazia e gestione del territorio e delle sue risorse,
determinando nuove frontiere nello sviluppo di questa parte di
mondo.
Una parte dell’Africa comunica ad est attraverso la rotta
tradizionale dell’Oceano Indiano; per il resto l’Europa sarà il
luogo di transito e quindi l’area di influenza socioeconomica
del nuovo modello di sviluppo economico a cui l’Europa e
l’Occidente sarà interessata sempre di più incontrando
finalmente quello africano.
Se ciò è attendibile di certo il bacino del Mediterraneo tornerà
ad essere il luogo delle articolazioni delle vie dello sviluppo.
Sicché Sicilia e Calabria, centrali rispetto ai flussi
commerciali, saranno il crocevia dell’avvio delle merci verso il
Nord Europa.
La Sicilia è pressoché pronta a ricevere l’aumento
caratteristico del traffico commerciale proveniente da Sud e
dall’Est arabo con il Porto di Vittoria e sta insistendo perché
il Ponte dello Stretto venga realizzato quale via stradale e
ferroviaria per raggiungere il continente.
E la Calabria?...Ultima come spesso accade non riflette a
sufficienza, non discute con autorevolezza, non assume decisioni
e soprattutto non si ammoderna. Invece è di attualità assoluta
sviluppare decisamente il Porto di Gioia Tauro e attorno ad essa
la realizzazione di un nuovo assetto urbanistico, valorizzando
contemporaneamente l’Area ZES.
Per decenni avvolti nei problemi sempre gli stressi, vivendo di
“particulari” o nella lamentatio di costume, ci si affida ad
improvvisazione e a misure episodiche, sempre guardando il dito
e non la luna, soddisfatti sempre della mano stesa allo Stato
per interventi provvidenziali una tantum e comunque senza la
percezione reale delle esigenze dei territori.
È necessaria la Ferrovia
ad Alta Velocità, non solamente sul tracciato tirrenico e
mediano ma anche jonico ed a carico dello Stato; ma è anche
indispensabile una altra
Autostrada sulla Jonica che da Reggio raggiunga Taranto e si
inserisca nel corridoio Adriatico. Non è sufficiente un
rappezzamento della 106 con interventi a lotti. È invece
necessario cucire le connessioni fra le arterie principali e i
collegamenti stradali esistenti e da realizzare.
Questa è l’idea che, fra l’altro, è riassunta ormai da anni nel
Progetto di Sistema, comune a Sicilia e Calabria proposto dagli
studi del Prof. Aurelio Misiti e dei suoi partner pubblici e
privati.