Avevo una scatolina di plastica nella quale avevo imprigionato
il mercurio da un vecchio termometro rotto. Passatempo da
febbricitante a letto, osservare come si disgregasse per poi
aggregarsi di nuovo, per un nuovo morfismo, come un gioco
lontanamente simile al cubo di Rubik.
Negli schieramenti cosiddetti democratici di oggi il ritrarsi
della sinistra, sta comportando l’unica dialettica visibile fra
una “destra” e una “estrema destra”, creando una costanza nella
pallina di mercurio pressoché compatta.
La preziosità della dialettica fra destra e sinistra stava nel
fatto che i movimenti centrali o centristi riuscivano a captare
ciò che esisteva alla loro periferia, creando le condizioni del
cambiamento in ragione di un progetto politico, riflettuto dai
partiti: era la razionalità della Politica.
La razionalità, oggi, appare il portare a conseguenza coerente,
la unità indistinta a destra, la società subendo gli eventi.
L’impegno del ceto medio, che oggi tendenzialmente scompare, non
ha più forza. La sua scomparsa, fulcro dei processi sociali
progressivi, non garantisce più la “governabilità”.
Nell’immobilismo conseguente a chi non verrebbe in mente di
abbandonare la dialettica fra pensieri politici affidandosi
invece alla roulette di grezzi numeri elettorali? Ciò è divenuto
il razionale!!
E dire che eravamo
riusciti a mettere in soffitta i processi plebiscitari….!!!,
superficiali soluzioni di primitivo consenso.