Scarcerare la Calabria

“Cristo si è fermato ad Eboli”, un romanzo proverbiale per tante generazioni di lettori, ha descritto il disagio del Mezzogiorno…
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“Cristo si è fermato ad Eboli”, un romanzo proverbiale per tante generazioni di lettori, ha descritto il disagio del Mezzogiorno della civiltà contadina, della gente dalla vita stentata e impoverita dalle meschine abitudini dei padroni agrari.

Terminò la guerra ed i “confini” degli antifascisti, sorse la democrazia e fu il giorno della commozione di De Gasperi ai Sassi di Matera dopo quell’altra di Zanardelli in occasione del dopo terremoto che colpi in particolare Verbicaro, alla fine del secolo precedente. Si tentò un soccorso e si aprirono le vie della emigrazione; a Torino e in Germania e in Svizzera e nelle Americhe lungo rotte sperimentate. Successivamente perché non provare a creare il lavoro per esempio in Calabria, quello industriale, insieme alla valorizzazione dei Centri urbani più popolosi?

Fu fallimento e nessuna industria resistette dopo il taglio dei nastri e così volatilizzarono i progetti dell’acciaio a Gioia Tauro, della chimica a Lamezia e a Saline Ionico e il tessile a Cammarata. Si tornò alla terra da coltivare con organizzazioni più moderne e qualcosa si realizzò, si restrinse però la superficie agricola e ci si orientò a valorizzare le aree fabbricabili mentre nei servizi pubblici diminuiva la produttività e si delegava sempre di più al privato lo svolgimento della missione della salute.

L’assedio della realtà, dell’impoverimento e della emigrazione stavolta intellettuale e professionale formata dai poli universitari intanto creati, è stato inesorabile provocando la diminuzione della popolazione della natalità e della fertilità. I borghi delle aree interne hanno subito la desertificazione e la riduzione all’osso delle attività economiche di ogni servizio.

C’è chi critica Tridico che nel suo programma elettorale pone attenzione a tale spopolamento nonché alla scomparsa dei servizi sanitari proponendo misure urgenti di sostegno alla popolazione ed al suo sopravvivere; molto significativo il suo rilanciare il tema della cultura quale patrimonio che possa promuovere lo sviluppo del turismo esperienziale proprio dei beni culturali di cui è ricca tutta la Calabria, specialmente quella della archeologia dal Paleolitico fino al tardo medioevo, unica al mondo.

Può essere il modo per “scarcerare l’anima della Calabria”, torturata altrimenti dalle sperimentazioni di bande più o meno armate. 

Franco Petramala

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