di Franco Petramala
A Prato (Innovare per competere), a Milano (Creare legami, guarire la democrazia), a Montepulciano (Costruire una alternativa al Centro Destra.
Leggendo di fila tali titoli rappresenterebbero un unico slogan. Allora perché in posti diversi?
Probabilmente lunga e stretta è la via per sostenere che il processo politico di unificazione di culture politiche diverse è stato un “equivoco”. Ben poteva esserci la medesima prospettiva progressista e riformista fra partiti diversi per cultura politica e convergenti sulle prospettive di sviluppo del Paese.
E da qui comporre una alleanza forte che raccogliesse le adesioni di una società pluralista che non è divenuta altra cosa rispetto al passato, solamente che oggi si divide fra chi “tenta” di essere rappresentata e chi si astiene malinconicamente dal voto perché non si sente rappresentata affatto, vista la offerta politica artificialmente monolitica, destra o sinistra riferita comunque a persone e non a Partiti e interessi sociali omogeneizzati in un cartoccio del nulla.
E’ così che si vuole opporsi alla spocchia di Trump il quale come un Re barbaro “arricchisciuto” vorrebbe annullare l’Unione Europea, utilizzando la pressione di altri potenti Sardanapalo d’Oriente, oltre alla reazione di quanti dall’interno minimizzano le “stranezze” dello scenario, al più recitando semplicemente Di Giacomo: “Quanno chiove e vuie passate sott’ a nu Palazzo, addò stanno arreparate sartulelle in quantità, si nu mbrello nun tenite e facite ’o farenello, giuvinò, comme vulite na guagliona accumpagnà?
Ride e ve guarda la gente attuorno! …Nun ’o ttenite nu poco ’e scuorno? Quant’è caro, quant’è bello! ’O vi’ lloco, nun porta ’o mbrello!