Scritto il 13 Maggio 2025 da admin
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di Andrea Biafore
Le ore passavano lente, in attesa dell’inesorabile declino di papa Francesco. Arduo compito si prospettava per il successore, chiunque sarebbe stato, in quanto chiamato a misurarsi con un’eredità ideologica di difficile confronto con la tradizionale conduzione del papato a cui i secoli della storia ci hanno abituato fino al soglio del primo gesuita.
Infatti le aspettative sul vescovo di Roma adesso hanno indubbiamente un metro di paragone strutturato su nuove aperture etiche che il papa uscente ha posto come nuovo standard, si pensi alla riforma finanziaria votata alla trasparenza(c.d. riforma dello IOR), alla nomina di cardinali extra europei, all’approccio sulla tematica ecologica e alla sua urgenza(si veda l’enciclica “Laudato si”), all’energico sostegno ai flussi migratori e infine ad un’inedita morbidezza sulle coppie irregolari e gli omosessuali. Riecheggiano ancora proclami shock – ad orecchio conservatore – come “chi sono io per giudicare?”. A tutto ciò dovrà misurarsi il successore, e a tutto ciò si aggrappano milioni di fedeli e laici progressisti. Abbiamo visto anche diverse fazioni politiche ricordare il pontefice scomparso selezionando accuratamente, e opportunamente, interventi e dichiarazioni che egli prese a seconda di come meglio potessero rappresentare le posizioni di chi si accingeva alla solenne commemorazione in parlamento.
Dallo stesso uomo, ognuno ne ha tratto l’archetipo di comodo, ma restano le contraddizioni che anche il rappresentante di Dio sulla terra reca con sé. Sebbene nel dimenticatoio del propagandificio mediatico, restano gli slogan scomodi di Francesco I per coloro che alla propria linea politico-ideologica, prevalentemente atlantista e neoliberista, vantavano una legittimazione ‘divina’; il riferimento è ad esternazioni come “il più forte è chi vede la situazione, pensa al popolo e ha il coraggio della bandiera bianca”, messaggio destinato all’Ucraina, e non può passare inosservato neanche il monito “c’è troppa frociaggine”, inaspettatamente lanciato ai seminaristi italiani durante un’assemblea con i vescovi. Luci e ombre.
Ed è con questo carico di aspettative e – da parte di molti – timori, che l’attesa della fumata bianca è diventata quasi ossessione del popolo italiano. Sarà finalmente un papa nero? Sarà umile come Francesco? Prenderà ferma posizione contro la Russia? Sarà a favore dei migranti? La smania è sfociata in un vero e proprio ‘toto-papa’, dove i cardinali favoriti sono stati raccontati, svelati, pubblicizzati, elogiati e criticati dai vari rotocalchi.
E poi, poco dopo le 18 dell’8 maggio, la fumata bianca. Servizi televisivi prolissi ingannavano l’attesa, piazza San Pietro gremita fremeva in suspance fino al fatidico: “habemus papam”. “[..] qui sibi nomen imposuit Leonem XIV”. E’ un Leone. Erede del capostipite Leone Magno che sfidò apertamente Attila, successore prossimo di Leone XIII, che propose la ‘terza via’ a capitalismo e socialismo. Oltre a ciò, come le cronache hanno avuto premura di ricordare, americano agostiniano, condotta umile, anch’egli formato in America Latina, promotore di papa Francesco. Indizio nel nome proclamato è dunque l’evidente proseguo programmatico con l’ultimo papa Leone, famoso per l’enciclica ‘rerum novarum’(1891), la quale combatteva le prescrizioni rivoluzionarie socialiste a favore della difesa della proprietà privata ma criticava l’abuso capitalista evidente nelle misere condizioni dei proletari, e tutto ciò a favore di un intervento statale che fu la spina dorsale del pensiero politico demo-cristiano. E’ questo a ‘svelare’ come agirà Leone XIV?
A prescindere da tali suggestioni, l’entusiasmo ha comunque coinvolto tutte le fazioni, la cui maggioranza ravvede una continuità alla conduzione del predecessore. Acceso è il dibattito sulla presunta vicinanza o presunta lontananza a Trump. Palpabile è la paura che il neopontefice possa scostarsi dalle posizioni occidentaliste di questa UE e degli adesso oppositori dem americani, ma fino a quando le sue intenzioni e i suoi orientamenti a proposito saranno manifesti, vige una fiducia dalla parte conservatrice come da quella progressista; dalla parte credente come da quella laica. Difficile sbilanciarsi su quale posizione definita il successore di Pietro possa schierarsi in ambito geopolitico, morale e a proposito dei diritti civili, è difficile anche credere veramente che in queste questioni ci possa essere un’adesione della Chiesa cattolica uniforme come quella di una fazione politica, lo si è visto con papa Francesco che come qualsiasi collega passato e futuro era – appunto – un papa. Ma ognuno è libero di sperare e sostenere che questo papa sia il suo papa. Auguri.