Da sempre i sistemi giuridici prevedono la difesa affidata ad altri che non siano i diretti interessati. E’ illusione il contrario, più prossimo all’esorcismo che alla riduzione del sospetto. Qualcuno ritiene fuori luogo l’intervento della magistratura sul caso del Presidente della Giunta Regionale della Calabria. Lo mostrano le relative reazioni di solidarietà espresse, francamente, senza suscitare emozione.

Da giudiziaria la faccenda è divenuta politica, per cui si attenderebbe una iniziativa, appunto politica. Andare alle urne in maniera anticipata per esempio, tanto più che l’attuale Presidente è pronto a ricandidarsi. Da considerare che in ogni caso l’esplosivo potrebbe danneggiare seriamente chi lo maneggiasse.

Certamente l’idea è più intelligente che possibile, viste le dinamiche politiche praticate dagli anni 2010, in gran parte influenzate dal populismo o dal peronismo, che hanno attribuito la soluzione dei nodi politici proprio alla Magistratura, al Sud come al Nord, in Parlamento e fuori. Si veda la “Severini” o la “Autonomia differenziata” o l’ipotesi del Premierato o il “fine vita”. Proprio o improprio, a volte positivo altre volte disastroso l’intervento della magistratura, rivelatore comunque della cecità della classe dirigente, di quella calabrese per i fatti calabresi naturalmente, senza alcuna traccia di pensiero politico riconoscibile.