I due Carcerieri
Franco Lo Piparo

I due carceri di Gramsci

La prigione fascista e il labirinto comunista

Donzelli 2012

 

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“I due carceri di Gramsci”. All’inizio dell’anno è uscito un saggio di Franco Lo Piparo con il sottotitolo.” La prigione fascista e il labirinto comunista”.

Si domanda Lo Piparo: Perché i Quaderni dal carcere sono 33 e non 34, come in origine e più volte annunciato dallo stesso Togliatti?  Un quaderno si è perduto?

 Gramsci sapeva che Sraffa trasmetteva le sue lettere a Togliatti?

Nonostante la successiva “vulgata” del Partito, che avrebbe dipinto un Gramsci “morto nelle carceri fasciste”, egli passò i suoi ultimi due anni e mezzo in libertà condizionale. E’ verosimile che in quegli anni abbia smesso quasi completamente di scrivere?

E perché non riprese contatti con i vertici del partito e dell’Internazionale comunista?

Alcune di queste domande sono inedite. Tutte aspettano ancora risposte convincenti”.

 Il tono rischia il “giallo” storico di moda ma la ricer4ca è molto attendibile.

 C’è da condividere la preoccupazione di chi vorrebbe che non si alimentassero quelle tesi sulla rivalità o sulla strumentalità dell’atteggiamento di Togliatti, per una sorta di ostilità al mondo comunista e di parte del PCI per continuare a fare rimanere Gramsci fuori dalle attività più significative del partito comunista clandestino.

 Così come non vanno sottaciute le tendenze a “revisionare” profondamente a costo di  tirar fuori verità scomode, quel che c’era nel PCI di rivalità e di lotta per il potere nel partito, utilizzando anche le relazioni segrete fuori dal partito.

Non saprei decidere sulla disputa. Tuttavia è suggestivo pensare che il contenuto del Quaderno mancante fosse quello in cui Gramsci faceva riferimento, anche se in forma “esopica” come la cognata Tania definisce il di lui raccontare, alla insofferenza ai postulati della dottrina comunista che caratterizzavano già all’epoca il regime comunista in Russia e il modello comunista in Europa.

 E che la figura di Gramsci venisse percepita e venga percepita molto diversa da quella di Togliatti è cosa nota e risaputa; non solamente perché Gramsci rimase dal 1926 al 1934  in carcere e Togliatti in Russia, pur esule, ma perché la intellettualità e la esigenza vitale di ortodossia conclamata del Togliatti, mal si conciliava con l’acume spregiudicato e intriso di tanta cultura italiana del novecento, anche di quella liberale e storicistica del pensatore Gramsci.

 

Franco Petramala