Alla Scuola Diaz di Genova

il Fondino del 29 Aprile 2015

Alla Scuola Diaz di Genova

Un atto di disperazione, insano violento come è la violenza dell’uomo sull’inerme. Rimane sempre un atto di disperazione e di tragica solitudine quante volte apprendiamo simili episodi, per la loro gravità, ci assale la sofferenza.

Fuori dalla cronaca, se dovessi raccontare una immagine onirica è come se stessimo precipitando tutti, e i più non si rendessero conto che lo sfracello al suolo è inevitabile e prossimo.

I protagonisti della alzatina di spalle sembrano ironizzare sulla sofferenza eludendo quella vera e vissuta forse ritenendo che il tempo dell’uomo singolo sia lo stesso del tempo della storia umana.

La perdita della cognizione del dolore e del senso tragico della vita sta divenendo quel che nel secolo scorso, dopo la tragedia globale del nazifascismo, aveva indotto a ritenere la comunità umana immersa nella solidarietà, con mille contraddizioni ma nella solidarietà vivendo così le sue aspirazioni ed il convincimento di un futuro ben percepibile in tutti.

C’è nell’aria una voglia di fratturare il già costruito ed ho l’immagine degli atti distruttivi di quelli dell’Isis ma anche di ogni persona che piccona il funzionamento delle istituzioni mostrando di volerle annientare. Nulla o quasi vi si oppone e in questa orgia di spartizione di spoglie di potere, il collettivo è smarrito, apparentemente ignaro, realmente impotente.

Tutto questo non importa per quali motivazioni o per quali disegni. In tali dinamiche ognuno decide di stare da una parte che è contro un’altra..

Non essendoci alcun valore o alcun programma o ideologia alternativi, si decide che per confermare la esistenza di singoli o di associati ci si debba inevitabilmente dividere. Anche utilizzando atti inumani e feroci, predatori in molti casi, distruttivi sempre, correttamente ritenendo che su quel terreno non tutti sarebbero in grado di confrontarsi.

In Italia la discriminazione dei campi si sta realizzando fra coloro che sono intoccabili e a cui è tutto permesso, la ruberia la vendetta senza obbedienze etiche, impunità per acquiescenza anche di organi dello stato, e coloro che hanno rappresentazioni diverse della politica, quali la condivisione di obiettivi visibili e ispirati ad un concetto organico della società, plurima e perciò libera, in fin dei conti semplicemente comunitaria.

Lo scenario accennato non è però di realtà.

Perché manca l’elemento coagulante degli elementi prospettati.

Quel che è successo o che succede sta semplicemente nella debilitazione dello Stato sempre più misero e meschino, in stato confusionale perché succube dei potentati economici, non più produttori ma manovratori di finanza. Per questo si praticano gli accordi generali fra gli Stati che solo apparentemente individuano la via delle intese generali al fine delle unità. Probabilmente processi storici suggestivi e condivisibili ma fuorvianti.

Accanto, l’altra miseria della gente ridotta a consumatori, se hanno un reddito da destinare al consumo, senza neanche più l’aspirazione al benessere, solamente recettori e ripetitori di slogan pubblicitari, in una comunicazione interamente indotta dal sistema dei potentati che stanno con un occhio alla gente, con l’altro allo funzione statuale.

 Non c’è più il tema della  maggioranza che  prevalendo sulla minoranza  governa; adesso è la maggioranza che non curandosi della minoranza deve solamente decidere come dimostrare che abbia ragione. Ma non si vede su cosa giacchè il centro decisionale è altrove.

Ed è dura !!

         Franco Petramala