L'autonomia fa male ma il Sud non lo ha Capito di Agazio Loiero

L'autonomia fa male ma il Sud non lo ha capito

di Agazio Loiero

(art. "Il Quotidiano" 11/08/2019)

Un articolo di Ilvo Dia­manti pubblicato qual­che giorno fa su Repub­blica riporta l'esito di un son­daggio effettuato da Demos. Vediamo di cosa si tratta. L'Au­tonomia differenziata registra "un atteggiamento del tutto po­sitivo nel Nord del Paese, ma po­sitivo anche nel Centro Sud e nel Sud". Che dire? Tutti quelli che hanno non un po' di cultura - non tanta, un poco - sanno che l'Autonomia differenziata è una vera sciagura per il Sud. Ho letto di recente sul tema un'one­sta intervista del professore Sandro Staiano, coordinatore dell'Osservatorio sul regionali­smo differenziato della Federi­co II, il cui allarme condivido pienamente. D'altra parte, oltre ad alcuni organi terzi, ultimo in ordine di tempo la Corte dei Conti, sono i numeri, che solita­mente non ingannano, a certifi­care la dimensione della sciagu­ra. Entro tre anni dall'approva­zione del provvedimento, Lom­bardia, Veneto e Emilia-Roma­gna riceverebbero dallo Stato 2,7 miliardi in più, mentre il Centro Sud perderebbe risorse per un ammontare di 3,3 mi­liardi. Ma perché il Sud che con tale provvedimento verrebbe a perdere una cifra così alta, l'Au­tonomia, la predilige? Sempli­cemente perché tali dati non li conosce. Frastornato da questo clima emotivo di egoismo, di ignoranza e di interventismo seriale che si respira nell'intero Paese, dai talk ai social, il Sud sembra come sbracarsi. Ovvia­mente non tutto il Sud ma una buona parte. Colpa anche della classe dirigente che non ha sa­puto indicare con la dovuta effi­cacia i pericoli contenuti nel provvedimento.

Toccherò velocemente i tre temi appena citati, comincian­do dall'egoismo. Non è mai esistita al Nord una classe diri­gente tanto egoista. I ragiona­menti di Zaia, Fontana e dello stesso Bonaccini, che leggia­mo da mesi sulla stampa, fan­no accapponare la pelle. Non rispetto all'impegno unitario di De Gasperi, di Vanoni - il confronto avrebbe un che di sa­crilego - ma anche rispetto a più modesti personaggi set­tentrionali del nostro tempo. La presenza in Italia di un par­tito come la Lega, con le sue ri­vendicazioni separatiste, inse­diato nel Nord produttivo con i suoi potenti media e la loro con­seguente capacità persuasiva ha causato guasti ingenti nella psicologia credulona del Pae­se. Il Sud, sottoposto a una tambureggiante demonizza­zione quasi trentennale è di­ventato solo un concentrato di negatività. Un grumo repel­lente che assembla il costo de­cuplicato delle siringhe negli ospedali alla criminalità orga­nizzata. La quale, a sua volta, ha cancellato l'idea sentimen­tale del Sud emersa nel dopo­guerra attraverso gli scrittori del tempo e ha irrimediabil­mente peggiorato la vita dei meridionali onesti. Ingiusta­mente assimilati in un giudizio frettoloso alla società che de­linque. Alcune straordinarie realtà positive che pure esisto­no nel Sud non sono in grado di cancellare quell'immagine ma­leodorante che sembra aleg­giare sull'intero territorio.

Quindi l'ignoranza. Il livello culturale degli italiani - l'ho scritto tante volte ma il tema è cruciale - si è vertiginosamente abbassato nel corso degli ulti­mi anni. Nel Sud in particolare l'impoverimento che ne è con­seguito è stato mortale. In Ca­labria un bambino su due, at­tratto dall'immagine, aborre la lettura e fa di conseguenza fatica a comprendere un testo scritto. Di fronte a una doman­da all'apparenza semplice, po­sta dal sondaggista: "E' d'ac­cordo nel concedere una mag­giore autonomia alle regioni che l'hanno richiesta?" i meri­dionali che rispondono corrivi in maggioranza "sì" dovrebbe­ro saper qualcosa sui costi standard, sulla spesa storica, sul fondo perequativo, sui di­ritti di cittadinanza che la Co­stituzione, ancora vigente, prevede nell'intero territorio nazionale. Dubito che abbiano compreso appieno i rischi che corrono. A una domanda del genere la maggior parte dei cittadini meridionali avrebbe­ro dovuto limitarsi a due rispo­ste. O dire onestamente "non so", oppure, attingendo a un'antica sapienza contadina, rispondere "no": in un'Italia che ritorna drammaticamente divisa, un'Autonomia che con­viene al Nord non può conveni­re anche al Sud. E qui intervie­ne un terzo elemento, l'inter­ventismo seriale che sembra aver soggiogato giovani e me­no giovani del nostro Paese e del mondo intero. Quella vo­glia forsennata di affrontare, stimolata in particolare dai so­cial, i temi complessi del nostro tempo senza un minimo di competenza, spesso con un'as­surda carica di odio. Il simbolo planetario di tale atteggiamen­to è Trump. C'è però da regi­strare una positiva novità in questo mondo. Almeno nella scelta del linguaggio. Un delizioso articolo di Riccardo Luna su Repubblica ci informa che Jack Dorsey uno dei fondatori di Twitter ha affermato che presto sarà Obama, che, ricor-do, non è più Presidente degli Stati Uniti da due anni e mezzo, l'uomo che avrà più follower al mondo. Un personaggio che in occasione della recente morte della scrittrice afroamericana Toni Morrison ha scritto su Twitter: "Era un tesoro nazionale. Che dono respirare la sua stessa aria, anche solo per un po' ". Non una frase di circostanza, un verso.