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il Fondino del 22 Giugno 2021
Insignificanza
della Calabria
di Franco Petramala
Sul tema l’articolo di Agazio Loiero di alcuni giorni fa la dice
lunga, come di esso alcuni commenti. I Calabresi volenterosi,
agguantando il convoglio non è per spingerlo in avanti ma, al
più, per impedire che torni rovinosamente indietro. È un
trattenere dall’abisso, non un favorire una meta. Che tutto
questo finisca!!!
La citazione di Walter Lippmann nell’articolo mi ha riportato ad
alcune letture del colto analista politico che sfidava perfino
la sua stessa coerenza pur di mostrare il “giusto e il
contrario” nelle politiche americane del secondo dopoguerra.
Questa nostra Calabria, parafrasando Arbasino, è senza memoria,
offusca il passato, disperde le esperienze, ci si vanta come
tutto sia la “prima volta”, come se dovesse prevalere il merito
di una primogenitura, vacua premessa di un fragile potere
comunicativo.
I progetti, inesistenti quelli veri! Vaghiamo senza testa e
quindi senza gambe, alcune volte consapevoli da dove partiamo ma
senza il dove vogliamo giungere: “senza sapere e senza capirsi”,
avvolti nelle bave di sogni presuntuosi senza costrutto.
Appassionano le guerre sbagliate e quindi inutili e per quelle
utili il combattente viene additato come “illuso”.
Sempre meglio i problemi
che le soluzioni. Le rivendicazioni vanno bene se
sollecitano nominalismi e vanti, segni di compenso psicologico
alla frustrazione.
E poi le “commozioni ridicole”, l’incoscienza del “vada come
vada” e la sfida alle istituzioni fino a non riconoscerle,
mentre le stesse fanno di tutto per ottenere tale effetto.
Inciprigniti nell’uno e nell’altro caso.
Come dire” noi destinati a morire “come diceva Pasolini.
Tradimenti, imboscate. Viviamo una condizione surreale. Un pezzo
di terra vagante sul mare a volte in bonaccia e più spesso in
tempesta, abitata da sonnambuli svicolanti le presenze
minacciose della mafia, mentre essa si alimenta nel nostro
profondo. Come la corruzione che impoverisce, in tantissimi a
garantirla, anche da chi non te lo aspetti.
Favoriamo misure per i giovani ma senza prospettiva.
Un modo crudele per farli invecchiare in eutanasia e con loro la
società!!
Viviamo in un apparente ambiente onirico, senza però narrazioni
o colori, celebrando il rito della economia, della politica,
della violenza e della (in)giustizia tuttavia non producendo
alcun atto neanche di
intelligenza emotiva. Nessuna reazione ai commissariamenti
di tutto, coerentemente all’essere divenuti
“anime morte”!
Nel secolo scorso al Sud si è sperato nella rinascita della
borghesia ma essa dov’è? Non si distingue dal ceto che vive
davanti ai televisori, ed i modelli prevalenti sono i serial e i
talkshow con protagonisti dirigenti politici e burocrati e
giornalisti e mediatori di nessuno sa di quali culture, sempre
gli stessi, suggestive caricature di “compagnie di giro”.
Ci si può stupire della nostra insignificanza?
Il Mezzogiorno è antimodernista, almeno dalle dominazioni normanne
se non da prima di quelle longobarde. La ricerca dei tempi
esistenziali di una sola giornata, come l’“Ulisse” di Joyce, si
autentica nella civiltà moderna mentre il nostro immaginario,
accantonato o negletto, vive soffocato dalle umane testimonianze
mortificate.
Quante volte abbiamo tentato di toglierci la maschera, ma
niente! In anni andati uno sguardo verso un orizzonte pur con
salvifiche pretese almeno c’era…Era movimento perdinci! Era il
patire in chi emigrava e in chi rimaneva, era sofferenza di
martiri singoli e collettivi. Ma c’era un credere nel futuro,
perbacco!!!
E ci meravigliamo della nostra irrilevanza?
Franco Petramala