Page 144 - Franco Petramala - Libro 3
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incuriositi con occhi ben aperti il profilo di quelle baracche


            molto malandate, senza porte e fra l’una e altra alte erbacce.


            Mario  ci  disse  che  quelle  baracche  non  erano  del  tutto

            abbandonate perché i contadini della zona li utilizzavano per


            essiccare  le  foglie  di  tabacco  che  venivano  appese  ad  in

            tondino di ferro messo da una parte all’altra delle pareti. Ci


            disse  che  non  c’era  più  nulla  da  vedere  e  che  non  c’era

            traccia  di  coloro  che l’avevano abitata, gli ebrei  italiani  e


            quelli stranieri deportati in Italia.


            Molti anni dopo ne seppi di più della vita del campo perché


            il mio amico Franco Folino pubblicò, nel suo “Ferramonti –

            Un lager di Mussolini” del 1985, l’inventario analitico della

            documentazione relativo al campo di Ferramonti di Tarsia


            in  provincia  di  Cosenza  negli  anni  1940-1943.  I  lavori  di


            costruzione del campo vengono affidati il 30 maggio 1940 e

            l’esecuzione  dell’opera  inizia  il  4  del  mese  successivo;  gli

            internati  raggiungono  il  numero  di  3823  di  cui  141  ebrei


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